martedì 11 dicembre 2012

 
Coltivare significa crescere un essere vivente vegetale, in maniera differente a seconda delle varie scuole di pensiero al mondo, per poter godere di una sua funzione o di un suo prodotto. Come tutti gli esseri viventi anche le piante hanno un metabolismo fisiologico, cioè una serie di reazioni biochimiche volte a mantenerle in vita. Anche noi umani abbiamo un metabolismo, mangiamo per fornire energia e mattoncini proprio a queste reazioni biochimiche ed espelliamo sottoprodotti nelle varie forme. Viene da sé capire l’importanza di una corretta alimentazione e di una regolare attività fisica al fine di vivere meglio. Con i corretti input il nostro fisico riesce a star unito, sano e reattivo.
Ugualmente per analogia, nonostante non debbano correre per dimagrire, anche i vegetali hanno bisogno dei corretti input per vivere sani.
Gli input di cui necessitano le piante nel giusto habitat di crescita sono: una nutrizione adeguata di acqua e nutrienti, una dose di energia luminosa sufficiente allo svolgimento della fotosintesi clorofilliana e dell’aria ricca di ossigeno e anidride carbonica per poter finalizzare il loro sforzo metabolico.
Nello scorso secolo la scienza ha fatto numerosi progressi in tutti i campi, nell’agronomia sono state introdotte nuove pratiche colturali grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie; queste nuove tecnologie, oltre ad aggiungere informazioni su ciò che sappiamo sulle piante, ci danno rese impensabili sino a pochi anni fa.
Quindi ora riusciamo a fornire grandi rese in aree dove è impensabile coltivare, qualche volta a scapito della qualità e con qualche compromesso.
Il grower appassionato della Canapa ha trovato legittimità con internet. Ovunque nel mondo vi sia la corrente e la connessione si possono incontrare altri coltivatori e col tempo, volendo, ci si riconosce in una comunità: una comunità purtroppo di criminali per legge, di persone costrette a nascondersi dietro a connessioni sicure per poter avere meno paranoie, parlando di una pianta che avevamo in natura sino a pochi decenni fa.
Quante informazioni si trovano in rete e quanto veloce si aggiorna il sapere comune grazie ad internet!
Ma torniamo indietro nel tempo, quando solo pochi audaci leggevano libri pirata e provavano le prime selezioni artificiali. Si racconta che allora l’unica fonte di luce adatta fossero i neon, una sorgente di luce con poca penetrazione e uno spettro buono. Pensate quant’era difficile negli anni settanta avere un prodotto come quelli che troviamo nei coffee-shop di Amsterdam o nei Cannabis club di Barcellona. Ovviamente non avevano ancora quelle genetiche migliorate che abbiamo noi oggi a disposizione, ma chissà che selezione avrebbero potuto fare i breeders se avessero avuto da sempre le nostre conoscenze e disponibilità.
Ora la maggior parte dei growers utilizzano lampade HPS per la fioritura, cioè illuminano con bulbi ad alta pressione di sodio, un’ottima fonte di Lumen per una fioritura copiosa. Non esisterebbe l’idea di growing indoor se non esistessero le lampade ad alta energia, o perlomeno credo sarebbe una pratica molto poco diffusa.
Negli ultimi due anni vanno diffondendosi gli utilizzatori di lampade a led. La lampada a led è una piastra di tanti piccoli diodi, da pochissimi watt ciascuno, del giusto colore. L’inconveniente di questa tecnologia è la scarsa penetrazione dei led, ma con uno Scr.O.G. ben misurato si possono raccogliere cime decenti anche quando la temperatura fuori supera i 30 gradi centigradi. Finalmente una soluzione per coltivare indoor anche ad agosto mentre fuori l’asfalto scioglie come il gelato.
Le growbox smontabili e rimontabili in soli 10 minuti sono state un’altra innovazione utilissima che ha avvicinato molte persone alla coltivazione indoor, comode anche solo per semplicità o per pigrizia e facili da montare: proprio alla portata di tutti.
Un armadio chiuso perfettamente, leggero ma robusto e con le giuste aperture per operare in semplicità. Nulla più. Non me ne vogliano i carpentieri dell’indoor né i cartongessisti delle growbox su misura, ma non è così facile per tutti costruire spazi solidi ben coibentati con le giuste aperture del diametro corretto e soprattutto capaci di resistere ad una coltivazione.
Chiunque può avere in 10 minuti il suo spazio di coltivazione e può addirittura controllarne l’aria grazie agli estrattori, un’altra tecnologia ora largamente utilizzata per il ricircolo dell’aria negli spazi chiusi e per regolarne l’umidità agendo sul flusso.
Un estrattore serve per il ricambio dell’aria, condizione necessaria per una corretta respirazione degli esseri viventi: provate voi a tenere un uomo sotto una campana di vetro e quando esaurirà l’ossigeno morirà. Ugualmente sarà lo sviluppo dei nostri vegetali in un armadio.
Outdoor questo non è mai stato un problema in quanto si coltiva all’aria aperta e il vento contribuisce a ricambiare l’aria attorno alle parti aeree della pianta si capisce così l’importanza di una corrente d’aria nuova nella growbox.
Rimanendo in tema indoor voglio introdurre le colture fuori suolo. Premetto che nulla è stato scoperto, già in antichità sono riportati giardini in acqua perciò è stato solamente studiato e semplificato, grazie alle leggi della chimica e della fisica, il concetto. Il nostro giardino imperiale indoor dove le piante vivono in una condizione di metabolismo accelerato grazie al fatto che le radici prosperano in una soluzione acquosa con nutrienti di pronta assimilazione. La nutrizione minerale ha reso possibile la coltivazione fuori-suolo ovunque, anche al chiuso.
Altra tecnologia a grande diffusione sono i fertilizzanti minerali per la Canapa disponibili in commercio presso qualsiasi growshop. “Meno male che hanno inventato i fertilizzanti di sintesi” direbbe qualcuno, io non sono della stessa scuola, ma per completezza esaminerò i prodotti.
Probabilmente questa è una scoperta che definisco “comoda”, cioè rende disponibile ai più la coltivazione indoor. Coltivare è sempre stato fatto da migliaia di anni e senza i prodotti a pronta assimilazione per colture fuori suolo. Tant’è che ora è in forte crescita la richiesta sul mercato dei fermentati organici liquidi per la coltura biologica della Canapa in terra.
Il fertilizzante minerale assicura delle rese di poco più elevate, in termini di quantità, rispetto alla nutrizione organica che però rimane la migliore in termini di qualità.
Con la nutrizione minerale si possono somministrare sali minerali e sostanze nutritive in vegetativa ed ecco che usiamo un fertilizzante ad alto titolo di azoto oppure in fioritura e allora usiamo un fertilizzante ad alto titolo di fosforo e potassio. Esistono in commercio dei nuovi prodotti granulari per la nutrizione delle piante in vendita in prodotto unico, così che basti una sola spesa per assicurare alla pianta tutti gli input nutrizionali necessari ad un’ottima resa. Una volta si sarebbe dovuto andare, giustamente sostengo io, dal contadino a chiedere dello stallatico maturo o del compost di lombrico mentre adesso con una bustina di sali da sciogliere in 100 litri otteniamo la medesima resa.
Ho accennato di selezione genetica e non voglio più discorrere di fertilizzanti perché ricadrei nel gusto personale. Il miglioramento genetico che hanno subito le varietà maggiormente coltivate di Canapa è tutto dovuto ai pionieri del breeding che negli ultimi trenta-quaranta anni hanno portato la nostra idea di infiorescenza secca alle cime presenti sui migliori cataloghi di case del seme. Per convincersi della veridicità dell’enorme mole di lavoro svolto da costoro basta cercare su google “High Times 1977” e cliccare sul primo risultato riportante le top 40 buds del 1977 – una selezione dei migliori 40 strains al mondo – per rendersi conto dell’enorme differenza nella forma delle cime. Ora abbiamo campioni del peso di cinquanta grammi di cui quarantotto sono fiori mentre allora i campioni presentavano un rapporto fiori/foglie ben più basso.
La tecnologia genetica ancora una volta al servizio dei coltivatori.
Adesso abbiamo anche i semi confettati, cioè sementi di genetiche selezionate in quanto altamente produttive ricoperti di una pasta di diversi colori composta da un anti-patogeno e da uno stimolatore radicale per proteggere il seme ed al contempo per identificare meglio i diversi strain.
Adesso molti laboratori di genetisti hanno un gascromatografo per selezionare gli esemplari con una produttività qualitativa media più alta tra la popolazione. Le scoperte hanno contribuito certamente alla razionalizzazione a alla diffusione della coltivazione domestica grazie alla possibilità di avere buoni input anche in un armadio. Purtroppo non la insegnano più nelle scuole ma verrà un giorno in cui sarà legittimata anche la degustazione moderata di infiorescenze femminili essiccate di Canapa. Se fosse un argomento di studio valutato correttamente ci sarebbero tanti laboratori farmaceutici con i loro orti canaposi per scopi di ricerca e ci sarebbero sicuramente tante aree agricole coltivate a Canapa per tutti gli usi di cui l’uomo è beneficiario.
Le innovazioni sono tante e quasi tutte a favore del growing. Ma, siccome tutte le cose belle sono destinate a trovare una fine, la tecnologia ha portato anche qualche problema per gli appassionati del genere.
Se fino a qualche anno fa era pensabile coltivare sulle aree demaniali, oltretutto senza destare gran scandalo, ora vi sono turnazioni di controllo e sfalci programmati per contenere le infestanti generiche (la Canapa è molto competitiva, ciò la rende una potenziale infestante). Lo stato si organizza schierandosi da una parte e i growers sono costretti ad allontanarsi per schierarsi dall’altra. Un piccolo passo con un grande risvolto sociale. La tecnologia al servizio del proibizionismo si è tramutata in maggior controllo su tutte le aree agricole. Le forze dell’ordine in alcuni paesi hanno a disposizione delle telecamere anti bracconaggio, che le qualifica come dotate di sensore di movimento, ergo una volta trovata una piantagione intervengono i tecnici ad installare una telecamera anti-frodo. Nel momento in cui il coltivatore si reca sul luogo per, ad esempio, irrigare le piante viene filmato e segnalato wireless. Un’arma contro i bracconieri e contro i guerrilla gardener sfortunati. I Guerrilleros per definizione non si arrendono mai, mi suggeriscono degli amici spagnoli su skype.
Un altro sistema di ricerca ed individuazione di coltivazioni illecite in alcuni stati europei sono gli elicotteri con telecamere HD, ad alta definizione, spesso equipaggiati con sistemi di controllo della radiazione tipo eco-scanner. E siccome dal satellite possono controllare la superficie agricola utilizzata penso possano anche individuare spot di vegetazione particolarmente poco occultati. Qualche ardito coltivatore cittadino si spinge sul terrazzo o sul balcone ma purtroppo il cielo dei grandi centri cittadini è percorso spesso da elicotteri di qualsiasi tipo, così da diventare un’avventura tipo una sorta di guerriglia urbana. Spesso un aero club nelle vicinanze porta curiosi nelle proprie pertinenze e non sempre i moto veleggiatori della domenica sono persone discrete. Un telo anti grandine può aiutare, insieme a un buon impianto di rampicanti, a creare un buon ambiente di coltura indiscreto.
In Spagna molti Cannabis club lamentano una difficoltà a produrre sufficiente materiale per i propri soci senza sforare i limiti imposti dal contratto di fornitura energetica. Significa che se per accontentare tutti i soci sfori dalla fascia di energia dovuta vengono a citofonarti e ti chiedono chiarimenti. In altri paesi non esistono forme di telecontrollo sul contatore, in altri ancora il telecontrollo serve solo per verificare l’assorbimento anomalo, in quanto molto maggiore, di una minoranza di utenze ed un’eventuale evasione fiscale nel caso di un’azienda in nero. Di norma un coltivatore hobbystico non ha di che preoccuparsi data la scarsa potenza delle proprie lampade. Un coltivatore commerciale deve per forza risiedere in un paese dove la legge lo consenta ma soprattutto deve essere in possesso di un’apposita autorizzazione. In alcuni paesi europei è tollerata una piccola produzione di Canapa ad uso personale, reminiscenza di un passato dove le erbe officinali venivano coltivate in famiglia.
In Italia è illegale qualsiasi forma di Canapa, né un germoglio né una pianta né un clone, solamente i semi in quanto materiale genetico embrionale (in realtà in quanto sprovvisti di principi attivi utili).
Il progresso delle conoscenze ha portato i growers a una realtà paradossale dove vi sono esperti del calibro di professori universitari costretti a vivere come dei criminali, dove gli infermi non possono per legge curarsi con una pianta e dove si viene ancora arrestati per uno spinello. Quanto vale allora la nostra cultura se per legge non c’è accesso ad una risorsa naturale? La tecnologia non è figlia dell’ignoranza.

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