mercoledì 5 dicembre 2012

1000 USI DELLA CANAPA!!!!!


In questi anni di grandi preoccupazione per l’ambiente tutti devono sapere che per l’inquinamento,l’effetto serra e la distruzione delle foreste ci sono delle vere soluzioni e non solo dei palliativi. La canapa sta a dimostrarlo.

Si parla sempre molto di ambiente, ma se ne parla anche molto a sproposito. Infatti, nonostante i tanti dibattiti, quando c’è una possibilità di sostituire il petrolio con materie prime naturali e rinnovabili, nessuno se ne accorge (così come nessuno si è mai accorto del più grande sperpero di risorse energetiche della Storia, quello del metano). Certo, è molto difficile oggi immaginare un’economia sviluppata che possa fare a meno del petrolio, dei milioni di alberi abbattuti ogni anno per fare la carta, e dei prodotti dell’industria chimica. Ed è altrettanto difficile immaginare una società affluente senza le montagne di rifiuti, l’effetto serra e tutti gli altri disastri ambientali a cui siamo da tempo abituati.
Eppure una concreta e fondata speranza esiste: questa speranza ci viene dalla canapa. Con le materie prime della canapa si possono produrre, in modo pulito ed economicamente conveniente, tessuti, carta, plastiche, vernici, combustibili, materiali per l’edilizia ed anche un olio alimentare di altissime qualità. La canapa è stata, tra le specie coltivate, una delle poche conosciute fin dall’antichità sia in Oriente che in Occidente: in Cina essa era usata fin dalla preistoria per fabbricare corde e tessuti, e più di 2000 anni fa è servita per fabbricare il primo foglio di carta. Nel Mediterraneo già i Fenici usavano vele di canapa per le loro imbarcazioni. E nella Pianura Padana la canapa è stata coltivata per la fibra tessile fin dall’epoca romana.

Ma quali sono le materie prime della canapa, e quali prodotti se ne possono ottenere?




Materie prime - La canapa è una pianta dal fusto alto e sottile, con la parte sommitale ricoperta di foglie, e può superare i 4 metri d’altezza. La parte fibrosa del fusto si chiama “tiglio” e la parte legnosa “canapolo”. La canapa può essere coltivata per due scopi principali: per la fibra tessile o per i semi. Se si coltiva la canapa per la fibra tessile il raccolto va fatto subito dopo la fioritura, si possono ottenere fibre tessili (20%), stoppa (10%) e legno o canapolo(70%). Se invece si coltiva la canapa per i semi, la parte fibrosa o tiglio è interamente costituita da stoppa, cioè da fibra di qualità inferiore inadatta per l’uso tessile. Una importante caratteristica della pianta di canapa è la sua produttività. E’ una delle piante più produttive in massa vegetale di tutta la zona temperata: una coltivazione della durata di tre mesi e mezzo produce una biomassa quattro volte maggiore di quella prodotta dalla stessa superficie di bosco in un anno. Molti contadini vogliono riprendere a coltivare la canapa se non altro perché, data la sua velocissima crescita, essa sottrae la luce e soffoca tutte le altre erbe presenti sul terreno, e lo libera quindi da tutte le infestanti meglio di quanto non sappiano fare i diserbanti. Ecco che cosa si può ricavare da queste materie prime.


Tessuti - A tutti piace essere ben vestiti. Un acro di terra produce circa 500 kg di fibra grezza di canapa, tre volte più del cotone. Ogni kg di canapa rende una volta filato un filo lungo oltre 700 km. A parità di prezzo gli articoli di canapa sono sempre più richiesti rispetto a quelli di cotone per via della maggiore brillantezza del bianco e per la loro robustezza, assorbenza e durata. La fibra organica di canapa respira con il corpo ed è biodegradabile. Più isolante ed assorbente del cotone, con una pettinatura maggiore la canapa diventa anche più soffice. La sua capacità superassorbente la rende adatta a fabbricare spugne, tamponi, asciugamani e pannolini. Infine la canapa ha una buona resa anche se mescolata ad altre fibre. Oggi può essere lavorata in impianti che sostituiscono le lunghe e faticose lavorazioni manuali di un tempo. La sua coltivazione richiede pochi pesticidi e fertilizzanti, mentre il cotone specialmente di pesticidi ne richiede moltissimi. Inoltre la fibra della canapa è molto più robusta e dura più a lungo. Attualmente può essere lavorata in modo da renderla sottile quanto si vuole, e viene proposta in sostituzione di cotone e fibre sintetiche.


Semi, olio, vernici – La canapa, oltre che per la fibra tessile puo’ essere coltivata per ricavarne i semi. I semi di canapa contengono proteine di elevato valore biologico nella misura del 24 %, ed un olio nella percentuale dal 30 al 40 %. Per il loro valore nutritivo i semi di canapa sono stati proposti come rimedio alla carenza di proteine dei paesi in via di sviluppo. Le qualità dell’olio di canapa sono eccezionali. E’ particolarmente ricco di grassi insaturi ed è l’ideale per correggere la dieta dell’uomo moderno e per prevenire le malattie del sistema cardiocircolatorio. Altrettanto straordinarie sono le proprietà di questo olio per gli usi industriali: non a caso è stato paragonato all’olio di balena. Le vernici fabbricate con questa materia prima, oltre a non essere inquinanti, sono di qualità incomparabilmente superiore rispetto a quelle prodotte con i derivati del petrolio. Con l’olio di canapa si possono inoltre fabbricare saponi, cere, cosmetici, detersivi (veramente biodegradabili), lubrificanti di precisione ecc.


Carta – La carta di fibra di canapa ha molte caratteristiche positive tra cui grande forza ed estensibilità, opacità, resistenza a strappi e lacerazioni, resistenza all’umidità e capacità di mantenere la piega. Può essere riciclata sette volte mantenendo sempre lo stesso spessore contro le tre volte della carta d’albero. La carta di canapa dura secoli e persino millenni; la carta di albero ha una vita di soli 25-80 anni e tende gradualmente ad indurirsi, sbriciolarsi, ingiallirsi, deteriorarsi. Tutti difetti ai quali la carta di canapa è immune. Una volta estratta la fibra tessile e dopo aver raccolto i semi, rimangono la stoppa più la parte legnosa o canapolo, che non si possono considerare solo un semplice sottoprodotto, ma un’altra importante materia prima. Con la stoppa si può fabbricare carta di alta qualità, sottile e resistente. Con le corte fibre cellulosiche del legno si può produrre la carta d’uso più corrente: quella di giornale, dei cartoni ecc. Fare la carta con la fibra e il legno della canapa comporta importanti vantaggi: innanzitutto per la sua enorme produttività in massa vegetale, e poi perché la si può ottenere da un’unica coltivazione insieme alla fibra tessile o ai semi. Un altro grosso vantaggio della canapa è costituito dalla bassa percentuale di lignina rispetto al legno degli alberi, che ne contengono circa il 20 % oltre ad un’analoga percentuale di sostanze leganti. Attualmente le grandi cartiere utilizzano solo il legname degli alberi. Il processo per ottenere le microfibre pulite di cellulosa, e quindi la pasta per la carta, prevede l’uso di grandi quantità di acidi che servono per sciogliere il legno. Questa operazione, ad un tempo costosa ed inquinante, non è necessaria con la carta di canapa ottenuta dalla sola fibra, e per quanto riguarda il legno di acidi ne servono meno della metà. Inoltre la fibra e il legno della canapa sono già di colore bianco e la carta che se ne ottiene è già stampabile. E per renderla completamente bianca è sufficiente un trattamento al perossido di idrogeno (acqua ossigenata), invece dei composti a base di cloro necessari per la carta ricavata dal legno degli alberi. Questi composti chimici sono una delle cause principali dell’assottigliamento dello strato di ozono nell’alta atmosfera.


Tavole - Con i fusti interi della canapa, pressati con un collante, si possono fabbricare tavole per l’edilizia e la falegnameria in sostituzione del legno: sono di grande robustezza, flessibilità ed assai più leggere.


Plastica – Con la cellulosa di cui la pianta è ricca, attraverso un processo di polimerizzazione, si possono ottenere anche svariati materiali plastici pienamente degradabili che fin dall’inizio avrebbero una serie di usi importanti per imballaggi, isolanti e così via.


Henry Ford – Negli anni 30 la Ford dopo 12 anni di ricerche produsse un’auto sperimentale con struttura in plastica vegetale (biodegradabile). I robusti pannelli erano ricavati da una mistura di fibre di cellulosa della canapa al 70% con l’aggiunta di un 30% di legante alla resina: applicando una pressione di 1500 libbre per pollice quadrato. La plastica si dimostrò 10 volte più resistente dell’acciaio senza ammaccarsi (quindi più resistenza agli urti). Il veicolo pesava solo 2/3 di un’auto normale, il che si traduceva in molti km in più percorsi, a parità di carburante. Ford inoltre progettava di rifornire le sue nuove auto con combustibile vegetale (70% meno inquinante degli attuali carburanti), ma fu bloccato da proibizionismo sull’alcool prima e sulla canapa poi, fu quindi costretto ad usare il petrolio.


Combustibili - La canapa, per la sua alta resa in massa vegetale, è considerata anche la pianta ideale per la produzione di combustibili da biomassa in sostituzione dei prodotti petroliferi. Bruciare combustibili da biomassa anziché petrolio non fa aumentare l’effetto serra. Infatti l’anidride carbonica viene prima sottratta all’atmosfera durante la crescita della pianta, e poi restituita all’aria al momento della combustione. In questo modo la quantità di anidride carbonica dell’atmosfera non aumenta, al contrario di quello che succede se si bruciano idrocarburi fossili.


Medicinali e cosmetici – Sui medicinali si potrebbe tranquillamente scrivere una enciclopedia. Innumerevoli anche le applicazioni nel campo della cosmesi: dagli abbronzanti, alle creme contro gli inestetismi della pelle per arrivare a profumi, essenze, tinture ecc.


Altri usi - Oltre a quelli ben noti e tradizionali, dell’industria tessile, della corderia e saccheria, della carta e dei cartoni, si vanno ampliando destinazioni innovative (bioedilizia, zootecnia, florovivaismo, ecc.) per le quali è prevedibile un mercato in forte espansione. Nella sola U.E. vengono utilizzati per imballaggi circa 6 milioni di tonnellate all’anno di sostanze plastiche, essi potrebbero essere sostituiti con polimeri o direttamente con fibre vegetali. Anche di compositi attualmente nella U.E. se ne assorbono 400.000 tonnellate di fibre di vetro, non riciclabili, con conseguenti costi ed inconvenienti. Anche in questo caso possono subentrare fibre vegetali. Altro settore in enorme espansione è quello dei geotessili, il cui impiego diverrà sempre più importante per contenere l’erosione dei suoli. Si prevede già che dall’inizio del 2.000 il mercato ne potrà assorbire attorno a 70 milioni ti tonnellate. Non va trascurato il settore della bioedilizia che, sia come materiale isolante per pareti e solai, ma soprattutto in sostituzione o misto al polistirolo per alleggerire conglomerati cementizi, non solo in solai, ma addirittura in strutture portanti, può assorbire la porzione meno nobile dello stelo di canapa, cioè il canapulo. Quest’ultimo può essere utilizzato anche come substrato in colture di funghi, lettiere, componente dei terricciati, ecc..
Utilizzo in “cascata” – La canapicoltura potrebbe essere un’occasione per applicare in pratica una filosofia di tipo ambientale che, pur soddisfacendo l’esigenza dei singoli componenti, rientra anche nell’assolvimento d’interessi sociali riducendo l’impatto ambientale. E’ questo il concetto di cascata teorizzato dall’olandese T. Sirkin nel 1991 e ripreso dallo stesso, assieme a M. ten Houten, negli anni successivi. Di cosa si tratta? Ogni prodotto ha un ciclo di vita al termine del quale è distrutto. Saranno quindi necessarie nuove materie prime, nuovi input chimici, energetici, ecc. per ricrearlo e poi distruggerlo e quindi costi per smaltire i residui ed anche per eventuali problemi d’inquinamento. Utilizzando invece materie prime e destinandole ad un prodotto con caratteristiche di pregio; utilizzando i residui di quest’ultimo prodotto per produzioni differenziate ad un livello più basso; i residui di queste ultime utilizzati ancora per altre produzioni, ancora di minor pregio, e così via come in una “cascata”. In questo modo il ciclo di vita della materia può essere notevolmente allungato, riducendo fortemente il livello d’input per unità di prodotto, poiché lo stesso verrà ripartito nelle successive fasi. Anche i costi di smaltimento dei residui e i problemi di inquinamento sarebbero fortemente ridotti.
Razionalizzando l’organizzazione dell’intera filiera di produzione, oltre alla riduzione dei costi, si avrebbero benefici sociali notevoli, non trascurabile, infine, le nuove prospettive per l’occupazione.
Per la canapa un’applicazione è stata studiata da Fraanje (1997) sia relativamente alla porzione corticale che al canapulo. Si può pensare di utilizzare in sequenza: la parte fibrosa per usi tessili; i residui del tessile (stacci, ecc.) per l’industria della carta di buona qualità anche in miscela con carta da riciclo; la carta a sua volta essere riciclata per ottenere carte più grossolane e infine cartoni; questi ultimi possono essere lavorati per ottenere pannelli coibentati, che potranno essere riciclati per fare compositi ed infine usati come combustibile. Il ciclo vitale della materia prima può in tal modo essere allungato dai 2 anni, media attuale, ad oltre 60. Analogamente il canapulo può rientrare in cascata, oltre che in quella dei cartoni, nell’industria dei truciolati reimpiegati almeno 3 volte, con un ciclo vitale che può raggiungere anche i 75 anni. Le prospettive per la canapa, così come per molte altre piante da fibra, possono risultare di grande interesse. D’altra parte, per reimpostare gli ordinamenti colturali per ridurre i settori eccedentari dell’agricoltura è più facile passando a piante annuali, piuttosto che a colture legnose con l’alea di cicli decennali.

Conclusioni.
Se è vero che con la canapa si possono produrre tutte le cose elencate sopra (e tantissime altre ancora), come mai le proprietà di questa pianta sono ancora così poco conosciute e così poco sfruttate? Essenzialmente perché da troppo tempo si è smesso di coltivarla, ma anche per la pressione di grandi multinazionali che non gradirebbero di ridurre i loro introiti: per questo adottano politiche di disinformazione.
Di fatto questa lunga interruzione della coltivazione rende difficile oggi il suo rilancio; le modalità di coltivazione devono essere di nuovo messe a punto, ed anche i processi di lavorazione della materia prima devono essere riprogettati. Per molte ragioni non sono più proponibili le lunghe e pesanti lavorazioni manuali collegate con l’estrazione della fibra tessile, che del resto avevano già portato la canapa fuori mercato qualche anno fa: sono necessarie nuove tecnologie. Per esempio la macerazione per il distacco della fibra sarà fatta in appositi impianti ai quali i contadini conferiranno il prodotto dopo averlo essiccato. Questi impianti si possono già costruire, i processi sono stati quasi completamente individuati. E’ necessario ora assemblare l’intera filiera che va dal produttore agricolo al prodotto finito, ed avviare il meccanismo. Il contadino non può mettersi a produrre la canapa se non c’è un impianto che la può lavorare, e non si può far lavorare l’impianto nuovo di zecca se i contadini non lo riforniscono della materia prima.
Esistono però molti fattori che premono perché la macchina produttiva si metta in movimento: sia in Europa che nel Nord America i coltivatori sono da tempo alla ricerca di nuove colture che possano ampliare il mercato in settori diversi da quello alimentare. Anche la CEE è interessata a promuovere coltivazioni a destinazione non alimentare, ed ha individuato nella canapa una delle colture più interessanti. Per questo ha deciso di sovvenzionare i coltivatori di canapa e di sostenere la ricerca per mettere a punto i processi di lavorazione. Questi sono segni che, anche al di là di considerazioni di carattere ambientalista, c’è tutto un mondo dell’economia che si sta spostando verso una produzione basata su materie prime naturali e riciclabili, sostitutive del petrolio e dei suoi derivati. Anche il mercato è pronto a ricevere i prodotti della canapa. Esistono già ora centinaia di ditte in tutto il mondo che, usando materie prime provenienti dai paesi che non hanno mai interrotto la coltivazione (come l’Ungheria), fabbricano numerosi articoli a base di canapa: tessuti e capi d’abbigliamento, olio dei semi e prodotti alimentari che li contengono, saponi, cosmetici, vernici, carta, detersivi, tavole ed altri materiali per l’edilizia, legni compensati, oggetti d’arredamento ecc.
Alcune di queste ditte hanno visto il loro fatturato crescere anche del 500 % in un solo anno. Ma nonostante ciò la domanda continua ad essere superiore all’offerta, ed i prezzi spesso sono alti. Alcuni prodotti poi, come i tessuti, sono praticamente introvabili. Tutto questo è la dimostrazione che il rilancio della canapa alla fine sarà sostenuto dal mercato, ovvero da un’opinione pubblica consapevole del fatto che la canapa può risolvere parecchi dei problemi ambientali che ci assillano. Ma è anche la dimostrazione che i tempi sono maturi per passare finalmente a produzioni su vasta scala. Ciò che frena attualmente lo sviluppo di questo settore e gli entusiasmi dei consumatori sono infatti proprio le limitate disponibilità di materie prime.


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